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Come gestire attacchi di panico

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Come gestire attacchi di panico

Una sensazione d’allarme fuori dalla norma, soffocante, spaventosa, che si verifica all’improvviso senza alcuna avvisaglia: ecco gli attacchi di panico.

In alcuni frangenti la reazione ad una minaccia percepita e/o reale è così forte da far perdere completamente il controllo. Sopraggiunge così un autentico terrore che paralizza. Nei casi più estremi la persona è convinta di impazzire, perdendo il contatto con la realtà, o addirittura di morire.

I sintomi più diffusi dell’attacco di panico sono:

  1. Battito cardiaco accelerato;
  2. Formicolio agli arti (superiori, inferiori o entrambi);
  3. Difficoltà nella respirazione e sensazione di soffocare;
  4. Lancinanti dolori al petto;
  5. Debolezza generalizzata;
  6. Senso di vertigini inspiegate.

E potrei citarne molti altri. In potenza chiunque, almeno una volta nella propria vita ha incontrato simili difficoltà, perché l’essere umano è naturalmente vulnerabile al panico. Ciò che in pochi sanno però è che non è necessario alcun trattamento per guarire da un attacco di panico. Gli attimi di confusione e i sintomi appena citati possono durare minuti, ma poi generalmente tendono a svanire da soli. Ciò che può essere realmente patologico non è quindi il singolo episodio, quanto la cronicità e il contesto nei quali si manifesta. C’è una bella differenza, infatti, tra attacco e disturbo di panico. Cosa dicono le ultime ricerche scientifiche in merito? Qual è il miglior metodo per guarire e prevenire attacchi futuri? Scopriamolo insieme.

 

Attacchi di panico: quando l’ansia diventa un problema

L’ansia non è di per sé un sintomo patologico, ma anzi ha contribuito alle grandi prestazioni dei nostri antenati, in grado di scappare più rapidamente, o affrontare altri predatori con una marcia in più. Infatti, grazie a meccanismi come il “Fight or Flight” la specie umana ha potuto sopravvivere in ambienti ostili, permettendo l’evoluzione. Tutti, quindi, siamo potenzialmente vulnerabili al panico, e lo abbiamo provato costantemente durante l’arco di vita. Quando però il fenomeno assume caratteristiche incontenibili, diventa un problema e può tramutarsi in una vera e propria psicopatologia.

Attacco e disturbo di panico però, come vedremo di seguito, hanno valenza e significato completamente diversi. Molto spesso, poi, il fenomeno viene associato ad Agorafobia. L’agorafobia viene descritta dal National Institute of Mental Health come un disturbo d’ansia che genera nella persona una intensa paura nei confronti di luoghi o situazioni nei quali sarebbe difficile allontanarsi, o ricevere soccorso (piazze affollate, concerti, mezzi di trasporto come bus o aerei, circostanze di vita isolate, etc…).

Sarebbe possibile sviluppare agorafobia successivamente all’attacco di panico, in quanto nella persona potrebbe nascere il timore di non poter essere adeguatamente soccorsa in caso di bisogno, qualora dovesse ripresentarsi il problema. Non vi è però la certezza matematica che questo accada. Andiamo ora a rispondere ad alcune delle domande più frequenti che le persone pongono online – e che probabilmente anche tu ti sei posta/o –  riguardo agli attacchi di panico.

 

Quanto dura l’attacco di panico?

Gli attacchi di panico si verificano improvvisamente, e raggiungono il picco in cinque/dieci di minuti. Dopo questo lasso di tempo, il panico tende gradualmente a diminuire fino a scomparire. Le tempistiche però si riferiscono ad una media, e possono cambiare in base alle differenze individuali personali.

 

Differenze tra attacchi di panico e disturbo di panico

L’attacco di panico è caratterizzato da eventi episodici che, come abbiamo appena visto, hanno breve durata. Il disturbo di panico vero e proprio, al contrario, si presenta quando gli attacchi di panico sono ricorrenti per periodi di tempo prolungato (un mese o più). Approfondiremo gli aspetti psicopatologici e diagnostici nell’ultimo paragrafo.

 

Cosa fare per gestire attacchi di panico?

È possibile utilizzare differenti strategie utili sia a prevenire, che a gestire l’attacco di panico durant eil suo svolgimento. In ottica preventiva, interventi di psico-educazione si sono rivelati estremamente utili, perché vanno a fornire alla persona informazioni utili a comprendere cosa stia succedendo veramente. Spesso, infatti, all’individuo sfuggono le cause reali di ciò che percepisce, fraintendendo il reale significato delle sensazioni fisiche.

Tali fraintendimenti, legati a mancanza di obbiettività (spesso accostata a chi è maggiormente sensibile all’ansia) e timore di subire un attacco di panico portano ad interpretazioni erronee di eventi quotidiani. Per esempio, un sintomo fisico dovuto all’ingestione di cibi o ad eventi importanti (e quindi generanti ansia) potrebbero essere percepiti come l’inizio di una catastrofe, facendo scivolare rapidamente la persona nel terrore più totale.

Si tratta però di una correlazione illusoria, priva di fondamento. La comprensione delle cause reali delle sensazioni fisiche provate sarà di grande aiuto. Agendo direttamente con la respirazione, inoltre, è possibile modulare lo stato di “attivazione fisiologica”, permettendo un rilassamento progressivo.

 

Come gestire attacchi di panico

La terapia psicologica o attenti interventi psicoeducativi rappresentano sicuramente un ottimo approccio in ottica preventiva per imparare come gestire attacchi di panico nel momento del bisogno. Nel caso del disturbo di panico, invece, è uno dei metodi più proficui da adottare. La figura dello psicologo, legalmente abilitato, con anni di studio ed esperienza alle spalle, sarà in grado di comprendere la situazione, e consigliare la soluzione migliore.

Una diagnosi clinica di disturbo di panico potrebbe essere effettuata se sono presenti:

  1. Attacchi di panico frequenti e improvvisi;
  2. Eccessiva preoccupazione di contrarre futuri attacchi di panico;
  3. Eccessiva preoccupazione di possibili conseguenze negative legate all’attacco di panico;
  4. Cambiamenti comportamentali evidenti dovuti alla consistente paura che il fenomeno si ripresenti;

Ognuno di questi dovrebbe essere esibito successivamente ad un attacco di panico, per periodi di tempo superiori ai trenta giorni.

Con questa guida spero di averti fornito informazioni utili alla comprensione dell’ansia, e del fenomeno degli attacchi di panico. Come sempre, ti ricordo che una guida trovata online, anche se contenente dati e teorie scientifiche, non sostituisce in alcun modo un parere diagnostico di un professionista della prevenzione e della salute mentale. Nel caso volessi approfondire altre tematiche legate al mondo del benessere, puoi trovare molto materiale aggiornato sul nostro Blog. Buona lettura, e a presto.

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