Come riconquistare un uomo
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Nell’ultimo articolo vi abbiamo parlato della diagnosi di ADHD.
Il deficit d’attenzione ed iperattività/impulsività (ADHD) è un disturbo del neuro-sviluppo, caratterizzato da patterns persistenti di inattenzione, iperattività e/o impulsività, che vengono definiti inappropriati per il livello di sviluppo raggiunto dall’individuo.
Per maggiori informazioni sui criteri diagnostici, ti invitiamo a leggere qui.
Ma ora, parliamo di terapie e prognosi: Cosa succedere se a mio/a figlio/a viene diagnosticato l’ADHD?
I trattamenti per l’ADHD sono fondamentali per migliorare l’aspetto sociale e comportamentale della vita del bambino. L’obiettivo è quello di attenuare l’impulsività e la scarsa concentrazione, per migliorare il suo apprendimento scolastico e i rapporti con i coetanei.
La terapia per l’ADHD deve basarsi su un approccio multimodale che riesca a combinare interventi psicoeducativi e psicoterapeutici con la terapia farmacologica nei casi di ADHD da moderato a severo. Inoltre, gli interventi devono essere diretti non solo ai bambini, ma anche verso genitori ed insegnanti per poter fruire di un risultato migliore.
Per decenni, soprattutto negli Stati Uniti, i farmaci sono stati utilizzati per trattare in modo specifico i sintomi dell’ADHD. In particolare, tre farmaci, appartenenti alla categoria degli psicostimolanti, hanno dimostrato la loro efficacia sia nei bambini e i ragazzi che negli adulti: il metilfenidato (Ritalin), la destroanfetamina (Dexedrine o Dextrostat) e la pemolina (Cylert).
Le “linee guida” formulate dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e recentemente divulgate sostengono che gli psicostimolanti sono considerati una terapia efficace per bambini e adolescenti. Tuttavia, ad oggi si ritiene che non sia sufficiente la sola terapia farmacologica per il trattamento dell’impulsività. Si ritiene importante un trattamento multimodale che affianchi anche percorsi psico-educativi e una psicoterapia.
La terapia cognitivo-comportamentale è uno dei trattamenti maggiormente proposti. Comprende un insieme di tecniche ed esercizi mirati all’acquisizione delle abilità di autocontrollo e di risposta immediata a stimoli esterni e problemi.
Il percorso terapeutico include anche la partecipazione attiva di genitori ed insegnanti, in modo da apprendere le giuste modalità di approccio da attuare con il bambino per correggerlo con interventi adeguati. Il bambino è sottoposto a sedute in cui deve migliorare la concentrazione, raggiungere degli obiettivi specifici e non lasciarsi distrarre da ciò che lo circonda. I suoi comportamenti positivi sono premiati per migliorare la sua autostima e incentivare una loro ripetizione.
I genitori devono essere informati sulle caratteristiche dell’iperattività del figlio e sulle sue conseguenze, per essere consapevoli della situazione e imparare ad aiutarlo in modo costruttivo. Questa fase di informazione è definita parent education, perché insegna innanzitutto ai genitori come comprenderlo e come interpretare le sue azioni.
Gli insegnanti devono imparare le migliori tecniche di valutazione idonee per i casi di ADHD con impulsività, le strategie didattiche e comportamentali per rispondere ai loro bisogni e migliorare il loro inserimento in classe. Infine, devono sapere come organizzare l’ambiente scolastico e soprattutto comprendere che il bambino soffre di un disturbo e i suoi comportamenti non sono mirati a creare problemi volutamente.
Ogni caso presenta delle caratteristiche uniche che devono essere trattate con strategie individuali. La terapia si deve plasmare direttamente sul bambino, per aiutarlo a controllare i suoi comportamenti impulsivi e acquisire le abilità di problem solving. La risoluzione dei problemi infatti, rappresenta una grossa difficoltà per questi bambini. Bisogna indirizzarli nella giusta direzione, facendogli capire l’origine del problema e aiutandolo a trovare diverse possibili soluzioni.
Attraverso la terapia viene aiutato a riconoscere la natura della sua emotività e a sostituire gli impulsi negativi con altre espressioni più positive. L’obiettivo è quello di imparare a motivare le sue azioni ed evitare di agire senza pensare.
Rispetto alla prognosi, i bambini con disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività, in genere, non presentano un aumento della disattenzione, sebbene quelli con iperattività tendano a divenire meno impulsivi e iperattivi con l’età. Tuttavia, gran parte degli adolescenti e degli adulti diviene consapevole del disturbo. Circa un terzo delle persone afferma di continuare a trovare giovamento dall’uso di farmaci stimolanti.
Altri problemi che possono emergere o persistere nell’adolescenza e nell’età adulta sono: scarso rendimento scolastico, disorganizzazione (ovvero scarse capacità esecutive), bassa autostima, ansia, depressione e difficoltà nell’apprendimento di comportamenti sociali appropriati. È necessario evidenziare che la grande maggioranza dei bambini mostra un aumento del rendimento in termini produttivi e creativi durante l’età adulta e sembra adattarsi meglio alle situazioni lavorative che a quelle scolastiche. Tuttavia, se il disturbo non viene trattato durante l’infanzia, può manifestarsi un aumento del rischio di abuso di alcol, di sostanze stupefacenti o di suicidio.
Dunque si evidenzia l’importanza di riconoscere il disagio, diagnosticare il disturbo e in seguito ad una accurata valutazione proporre un piano terapeutico costruito ad hoc per il bambino che tenga conto delle sue risorse e delle sue fragilità e che coinvolga il suo contesto sociale e familiare in modo tale che il trattamento possa avere maggiori effetti.
Scritto da:
Dottoressa Amanda Tedone
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